Il quaderno delle soluzioni per risolvere i problemi dei bambini

Un metodo rapido e pratico di risolvere i problemi. Scrittura, condivisione e segreti con la mamma.
Tutto inizia l’anno scorso quando era Bonzo con la scrittura e la spazialità ad avere problemi, quest’anno è Bonzetta che si comporta da maschiaccio e ne soffre dato che la maestra la riprende ricordandole la brava bambina che era. Anzi del tempo che fu.

E io la povera mamma con i capelli dritti. E le orecchie colme di urla e dispetti tra i due. Che poi i problemi sono anche altri: la competizione per chi fa meno errori, il tempo enorme che trascorrono insieme in classe e a casa, soprattutto e qui tremo nello scriverlo Bonzo è un mesetto che torna a casa lamentando che lo prendono in giro per vari ed eventuali motivi.
Qui i miei capelli ormai cadono.
E lasciando da parte l’ironia, perchè la presa in giro mi ricorda la parte buia, silenziosa e angosciante della mia infanzia. Un buco nero di sofferenza assoluta perchè a quell’età non relativizzi, non contestualizzi. Vivi tutto di pancia, totalmente.
Ecco che ieri all’ennesimo racconto della presa in giro, ecco mi sono girate. Davvero tanto. Forse troppo. Ma signori e signore a 40anni e passa mi accetto per come sono e per come sento. Per me è stato scioccante e impaurente sentire come si sentisse mio figlio. E ho paura per lui, per la sua sensibilità.
Il nostro sentiero familiare è costellato di complessi angosciosi e tendenze paranoiche persecutorie. Lo dico esplicitamente qui perchè come sempre ripeto parlare delle cose, dirle aiuta a renderle meno paurose.
Mio figlio non sono i miei fantasmi, mio figlio però è nato da questo albero e non da un altro, e non è caduto lontano. L’ombra delle sue fronde lo sovrasta ancora, può dargli riparo o può soffocarlo. E io che sono l’attuale giardiniere posso provvedere a tagliare i rami che lo ostacolano. Devo provvedere.
Io che so e che temo quell’ombra, sfronderò le parti più pesanti per renderla leggera e briosa.
E come fare?
La mia esperienza decennale (magari anche qualcosa di più) di psicanalisi, letture specializzate e pedagogia accarampata, mi suggeriscono un approccio pragmatico come sempre, senza guardare alla rava, meglio mangiarsi la fava.
Allora mutuando dal loro quaderno di matematica la logica dei problemi ho preso dei fogli bianchi A4 e un penna non cancellabile e prima con Bonzetta e poi con Bonzo ci siamo seduti in cucina, chiuso la porta della stanza e preparato i quaderni delle soluzioni.

Ecco il metodo:

Prima di tutto un problema per ogni foglio, si possono usare entrambe le facciate.
  1. Si scrive Problema e sotto si esplicita quale è, come si sentono.
  2. Si disegna il problema stesso. Qualunque cosa va bene, anche se non capiamo, il problema è loro non nostro.
  3. Si scrive Soluzione e sotto si elencano le AZIONI e non le intenzioni che si possono fare per arrivare a superare l’ostacolo.

Mi raccomando l’approccio è pratico e vuole insegnare loro ad affrontare le difficoltà gradualmente senza negare le emozioni, anzi accettandole.
L’esempio miglioreche posso suggerire è scrivere così:
Data 
Problema
La maestra si dispiace che faccio gli errori e chiacchiero
Soluzione
Chiacchierare di meno
 Essere più brava
Prendere 10
Essere più buona
Dirle che mi dispiace (non voleva farlo lei, e allora non è la soluzione)
Scriverle una lettera

————————————->
Detto fatto. E’ già nella cartella per la maestra.
Tutti i problemi li abbiamo poi messi nella cartellina delle soluzioni e l’abbiamo nascosta in un posto segretissimo, per non farla leggere agli altri fratelli.
Alla fine eravamo tutti più contenti, loro per avermene parlato e aver cercato una soluzione, io perchè li capivo un pochettino di più.

Arianna

5 pensieri su “Il quaderno delle soluzioni per risolvere i problemi dei bambini

  1. parlare a volte non basta, bisogna disegnarli e scriverli i problemi… perchè loro in fondo non capiscono veramente a fondo le emozioni che provano. E' tutto assoluto e massimamente sentito. Io mi ricordo di emozioni così violente che non riuscivo solo a spiegare… dovevo scriverle, disegnarle e giocarle.

  2. parlare a volte non basta, bisogna disegnarli e scriverli i problemi… perchè loro in fondo non capiscono veramente a fondo le emozioni che provano. E' tutto assoluto e massimamente sentito. Io mi ricordo di emozioni così violente che non riuscivo solo a spiegare… dovevo scriverle, disegnarle e giocarle.

  3. Mi piace tanto !!
    Metto nel cassettino delle soluzioni e nel caso servisse tornerò qui a rileggere.

    Spero che con bonzo il lavoro funzioni!

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