La morte spiegata ai bambini come parte della vita

Mia figlia ha compiuto 7 anni e tra pochi mesi ne compirà 8 e ha paura di morire. Mi chiede in modo improvviso se si può ammalare e morire, se posso morire anche io come è morta NonnaFranca quasi due anni fa. 
Quanto vorrei proteggerla in eterno, non morire mai, evitarle questo dolore di vivere la paura della perdita e dell’abbandono dei propri genitori, quanto vorrei evitarle la paura di morire, di non essere più. Me la ricordo bene quella paura, le notti trascorse nel buio della mia stanza tremando dentro mentre mi immaginavo di perdere la mia mamma e il mio papà. Una paura da dovermi forzare a cambiare pensiero, a raccontarmi avventure immaginarie e fantastiche per scappare da quel buco nero che mi stava ingoiando. 
La verità è che quel buco nero mi ha colpito a 23 anni una sera inaspettatamente con la morte del mio adorato papo. Una sera che ha scolpito la mia vita rendendomi oggi una donna eclettica, istintiva, un po’ futile, un po’ luccicante, all’apparenza caotica ma in profondità consapevole del tempo presente che scorre via, dell’importanza dell’attimo. Quell’attimo che ha impedito a mio padre di vivere per conoscere i suoi 3 nipotini. 
La morte è in fondo stata mia amica, mi ha aiutato ad emergere dalle mie inadeguatezze con gli anni, mi ha fatto uscire dagli schemi e conoscere persone diverse da me, avventure mai affrontate prima. 
La morte è la radice della mia vita, della vita di tutti. 

Io ho semrpe camminato con la morte come normale parte della vita,mia madre aveva perso due fratelli dei 10 partoriti da mia nonna, mio padre un fratellino. Non hanno mai tentato di proteggermi dal buco nero, c’era e basta. 
Ho una fede e perciò mi ha sempre consolato l’immagine di non perderli, ma di poterli un giorno ritrovare. Alla morte di mia nonna materna, la sognavo seduta su una sieda che cuciva i bottoni, mentre aspettava tutti noi, in una grande casa, che teneva alla perfezione, circondata da chi la aveva preceduta. 
C’era amore in quei sogni, c’era affetto e protezione. 
Era in cielo, doloroso ma bello. 

Mia figlia oggi mi chiede aiuto, affronta lo stesso buco nero, le stesse paure di sparire, di non esserci. Mia figlia è entrata nell’età in cui la ragione e la consapevolezza del pericolo e delle paure si affaccia e ci aiuta a mettere i piedi per terra. 
E’ l’età della ragione. 

Come aiutarli


La via migliore per capire che la paura che sta affrontando è parte della crescita è nell’esempio di come noi genitori la affrontiamo e negli abbracci di affetto e di contenimento che dedicheremo loro.
Non le dirò mai bugie del tipo “A te non capiterà mai” perché la scoperta di una madre che mente crea danni e traumi, delude e mina la fiducia alla fondamenta del rapporto. 

Leggere insieme un libro che racconti la signora oscura in un linguaggio accessibile e con delle storie adatte a loro, mi piace molto questa lista, redatta da Francesca Ronchetti, autrice di “Per mano di fronte all’oltre. Come parlare ai bambini della morte”: ad esempio Un paradiso per il piccolo orso, di  W. ERLBRUCH, Edizioni E/O, 2005. Il libro racconta la storia di un piccolo orso alla ricerca del paradiso, per ritrovare i genitori morti: si respira leggerezza nelle sue pagine con una grafica molto carina per un tema non facile da affrontare. Lo abbiamo letto quando i gemelli chiedevano del Nonno con le ali


Accompagnarli al cimitero o magari scegliere un luogo dove immaginare il nonno che ci ha lasciato, aiuta i piccoli e aiuta noi ad abbracciare mentalmente i nostri defunti.

Raccontare loro i nonni, i genitori che purtroppo hanno perso, in modo triste, in modo divertente e rispondere alle loro domande, Bonzetta mi chiede moltissime spiegazioni su mio padre: “come era?”; “era severo?” e quella più bella di tutte “ma se mi vuole bene, perchè è morto e io non lo posso vedere?”… la sua curiosità di conoscerlo e la sua rabbia perchè non c’è con lei, come la rabbia perchè la sua adorata Nonna Franca non l’accompagna a danza è parte delle sue emozioni. 

Io mi soffermo sempre ad abbracciarla, a farla sentire compresa, mentre le narro episodi della mia infanzia per me importanti, o mentre l’IngBonzoBabbo fa lo stesso per la sua mamma.
La parola, il racconto di come erano è sempre lo strumento più forte per aiutarli a crescere: spiega loro le origini, racconta un mondo dei genitori bambini che diventa piano piano familiare, li accompagna lentamente alla consapevolezza che veniamo da lontano, dentro di noi c’è l’eternità di chi ci ha proceduto e c’è il futuro di chi sarà. 


Non nego mai il mio dolore nell’aver perso mio padre o mia suocera, lo mostro. Non c’è vergogna nell’ammettere di soffrire, li aiuta a vivere le emozioni come parte della vita, sapranno che lentamente diventa più leggero, fino a diventare ricordi di amore. 

Infine non esagerare mai nel parlare della morte, solamente se mia figlia me lo chiede gliene parlo. Sottolinearla troppo significherebbe comunicarle che effettivamente c’è da aver paura… 

Non sono strategie adeguate solamente a 7-8 anni perchè il potere dell’esempio, della parola e dell’abbraccio vanno benissimo anche a 6 mesi perchè rendono affrontabile una paura che taciuta ti ingoia. 

Dedicato a 

Te mamma, che stamani su facebook chiedevi aiuto per spiegare a tua figlia di 4 anni la morte della nonna, che temevi che l’aria dei cimiteri faccia male ai bambimi. A te che temi la morte, dedico queste righe… io ci cammino vicino da molto tempo e mi fa paura, ti racconto come la affronto con i miei piccoli. 
Volete raccontare a questa mamma voi come affrontante questa paura?



Arianna

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