Lessico famigliare, anche tu mangi le bucce delle arance mamma?

Ogni famiglia ha il suo “baco del calo del malo“, ogni famiglia ha il suo gergo, le sue prassi, le sue abitudini originali. Ogni famiglia ha il suo “Lessico familiare” come racconta della sua Natalia Ginzburg, e magistralmente, nel testo tenero e intimo del 1963.

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Mio padre mi regalò quel libro che avevo 9 anni, con gli occhi emozionati, di chi sta comunicando un grande e importante segreto a sua figlia. L’ho riletto più volte negli anni. Ogni volta ne capivo un pezzettino in più, ad ogni fase della mia crescita illuminava una parte del valore delle mie radici, dell’amore del mio nucleo familiare.

Il lessico familiare è quello che costruisce il tessuto affettivo della famiglia che siamo, della famiglia che siamo stati e di quella che saremo.

La meravigliosa e travagliata famiglia che avevo era piena, fitta, fitta di gesti intimi e nostri, di abitudini peculiari, di paradossali ideologismi e pragmatici borghesismi. Eravamo noi, e basta.

Eravamo noi, ancora oggi, quando nonostante le migliaia di kilometri di distanza, penso a mio padre e sorrido, e so che solamente mia sorella potrebbe capire cosa intendo in quel preciso momento perché lei era li con me.

A volte ci capita di raccontare o citare episodi familiari, abitudini particolari e di riderne, soprattutto di sentirne la mancanza di quei momenti.

Pensavo fino ad oggi che fosse esclusivamente mio e nostro. Ne ero intimamente gelosa anche. Senza papà certe esclusive memorie mi rendono possessiva. E invece…

Anche tu mangi la buccia delle arance, mamma?

Mi ha chiesto, oggi, Flavia mentre passeggiavamo. E si amore mio, anche mamma mangia le bucce degli aranci, succhia i limoni e divora quelle dei mandarini. Quasi sempre di nascosto perché non si fa, mi hanno insegnato. E lo fai anche tu e tuo fratello più piccolo.

E in quella domanda, tra il vergognoso e il timido (che qualcuno avrà detto anche a lei che non si fa) ho sentito fortissimo il suo appartenere alla famiglia che eravamo. Quei gesti, quelle abitudini intime sono in qualche modo arrivate fino a lei, fino a Nanùzz. Sono stata gelosa, per due secondi. Poi l’ho amata ancora di più. Le ho raccontato di mio padre, di mia madre e di mia sorella. Di noi.

ma il nonno, mamma, perchè non mi ha voluto conoscere, non mi avrebbe sgridato vero se mangiavo le bucce?

No amore, le avreste mangiate insieme. E anche se l’immagine di lui e te, accoccolati vicini, a divorare limoni e bucce d’arancia la vedo davanti ai miei occhi ma so che non è reale, una parte invece lo è. Quel piccolo lessico familiare che è arrivato fino a voi.

Le bucce di limone e di arancia oggi sono ancora più buone, chissà quanti altri strani lessici familiari ci sono. Chissà quante altre abitudini assurde creano una famiglia…

Arianna

 

Arianna

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