Cara azienda ti conviene investire nello smart job delle mamme

Cara Azienda, Caro datore di lavoro,

che consideri il lavoro delle tue risorse umane, che sono mamme, spesso esclusivamente un costo a perdere, ci sono delle novità.

Sai che il paradigma del lavoro sta cambiando?

L’organizzazione esclusivamente incentrata sul cartellino, sull’orario rigido, sul confine netto tra lavoro e casa si sta sgretolando per la fluidità che i nuovi strumenti tecnologici impongono, perchè lo smart work teorizza una produttività slegata dall’orario o dal luogo fisico della professione, perchè queste dimensioni si stanno integrando sempre di più.

Piaccia o meno, questo è il futuro del lavoro.

digital

Mentre questo è il presente per le mamme: secondo il Sole24ore analizzando l’ultimo statistica ISTAT nel febbraio 2015, 2 donne su 10 sono costrette a lasciare il lavoro a causa della maternità, e lo stato dell’occupazione materna era questa:

Considerando il complesso delle madri, quasi la metà risulta occupata (48,8 per cento) tra il primo e il secondo riferimento temporale; il 33,2 per cento si dichiara non occupata in entrambi i momenti, mentre il 14 per cento delle madri che lavoravano all’epoca della gravidanza non lavora più a distanza di circa 2 anni dalla nascita del bambino. Questa proporzione sale al 22,4 per cento se al denominatore si considerano le donne occupate in gravidanza, invece del totale delle intervistate, ed esprime il rischio di non avere più un lavoro a circa due anni dalla nascita di un figlio. Questo indicatore nel 2012 è più alto rispetto a quello delle precedenti edizioni dell’indagine, superando di quattro punti percentuali quello del 20052 ed è in controtendenza rispetto alla diminuzione registrata tra l’edizione 2000 (20 per cento) e il 2005 (18 per cento).

Per un approfondimento vi consiglio la lettura istruttiva del grafico interattivo del Sole24ore stesso.

In Italia, purtroppo, l’essere madre è ancora realmente un handicap per la professione e la carriera. I problemi sono molti e non ho voglia di vedere il bicchiere mezzo vuoto, li conosciamo a memoria, ce li ricordano periodicamente gli editoriali di denuncia dei giornali italiani.

Ho voglia di mostrare il bicchiere mezzo pieno, di ottimismo e di prospettive future di speranza. Perchè questo è stata la mia reazione qualche giorno fa ascoltando una bellissima intervista a Riccarda Zezza e Andrea Vitullo, autori del libro Maam, la maternità è un master.

Nell’intervista i due autori ribaltavano il punto di vista claustrofobico e malato di cui vi parlavo:

Anche solo perché la natura si preoccupa della preservazione della specie, e quindi dota le madri e i caregiver di maggiori capacità e istinto di sopravvivenza. Vi è inoltre oggi una chiara somiglianza tra la complessità che gestisce un genitore in famiglia o caregiver – in termini di intensità delle relazioni, sviluppo dell’autorevolezza, desiderio di abilitazione degli altri, capacità di motivazione e di ascolto – e la realtà di un mondo lavorativo che richiede sempre maggiore empatia e capacità relazionale.

Ho scaricato il podcast per ascoltarmelo con calma, assaporare quella brezza di cambiamento che annuncia e rifletterci a fondo.

Spinta dalla curiosità ho googlato il titolo del libro per scoprire che l’approccio teorico si è concretizzato in formazione reale presso grandi aziende come Poste Italiane, IKEA e Pirelli, per citarne alcune.

E’ uno spiraglio, una piccola spinta al miglioramento, a considerare tutte le competenze e le capacità organizzative che la maternità comporta, compresa la flessibilità e la capacità di risolvere immediatamente problemi complessi con quello che si ha a disposizione.

La leadership è connaturata alla genitorialità sana, l’autorevolezza una conseguenza implicata, il teambuilding anche. La famiglia è una palestra di management. E alcune realtà professionali se ne sono già rese conto con percorsi di carriera ad hoc e misure di supporto alle mamme lavoratrici, nidi aziendali, permessi per l’inserimento al nido e altro ancora.

La mia azienda ha iniziato sicuramente un cambiamento in questa direzione con un nido aziendale, percorsi formativi ad hoc per le mamme che rientrano dalla maternità e il part time flessibile. La vera sfida rimane la formazione del management, della quotidianità, del non considerare l’orario di uscita tardiva come l’unico segnale di produttività professionale.

La strada è ancora lunga, ma intanto ricordiamoci che abbiamo frequentato un master e ne siamo uscite con il massimo dei voti.

Arianna

 

 

Arianna

4 pensieri su “Cara azienda ti conviene investire nello smart job delle mamme

  1. Una prospettiva avvincente, direi.
    Non capisco come mai si faccia ancora fatica a capire che nel lavoro riesce chi ha 4 componenti: empatia, flessibilità, determinazione, competenza. Il cartellino rigido da timbrare è solo una prigione che soffoca la produttività.
    Post utilissimo, lo condivido subito.
    Ketty

    1. Grazie Ketty, sicuramente dovremmo battere parecchio su questo argomento, insistere tutte noi mamme, anche nelle nostre realta.
      Arianna

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