Il terzogenito ci ha dato il suo verbo, biblicamente ha proferito la sua parola di Nanuzz, anzi diverse. E noi evangelicamente lo abbiamo accolto, rifocillato e altro che lavanda di piedi, dopo 3 anni di silenzio gli abbiamo anche fatto il massaggio shiatzu a luie al suo pupazzo preferito.
Lorenzo, il mio Nanùzz, ha un ritardo del linguaggio certificato di qualità dalla ASL di zona. Ha 3 anni, dolcissimo e prepotente. E’ nato in pieno agosto, col sole, piccolino e avido di latte, ed è cresciuto pacifico e sorridente per moltissimo tempo, spesso attaccatto alla tetta e soprattutto alla sua mamma.
Ho adorato avere questo terzo figlio, desiderato moltissimo. Quando è arrivato lui noi siamo stati completi. Eravamo, alla fine, la famiglia che volevamo.
Nanùzz è cresciuto silenzioso per molto tempo, articolando un NO sonoro e parlando con i gesti perfettamente. Un mimo nato.
Ha dosato avidamente le parole che ci regalava, “mamma”, “ciao” “aqua” e poco altro. Una fissazione bellissima ed evocativa col colore “blu”. Sognavo mari e cieli infiniti in quelle tre lettere pronunciate felice. Che colore è? Blu, magari era giallo, rosso o verde. Ma quella sfumatura di cielo, nanùzz ce la vedeva sempre.
L’Ing. si è preoccupato, io meno onestamente. Passerà dicevo a me stessa, a lui e alla famiglia che chiedeva “Ha parlato?” come fosse un problema gravissimo. Non lo è mai veramente stato. Io e i suoi fratelli lo capivamo subito.
Finchè non ha iniziato la materna. In quella classe dove Flavia è cresciuta, Nanùzz è diventato “(L)Ollo”, ha imparato moltissime parole nuove, lanciate a sfidare il silenzio pregiudiziale di convinzioni familiari, quando meno ce lo aspettiamo. E ogni volta intorno si fa silenzio, sorpresi e felici noi, di ascoltare la sua timida e squillante voce.
Ascoltiamo Bella, Blrutto, giallo e blu e casa fino a domenica quando ha detto “stare a casa” e “mamma bella”. Insieme. Anzi no INSIEME.
Siamo a 2 parole. Una frase, praticamente, avverbio orrendo e odiatissimo che dice Tommaso quando inizia a ripetere storia. Praticamente ci siamo, sono iniziate le sue parole, escono, corrono, si arrotano e si rotolano giù per la bocca, su per le nostre orecchie, e dritte al cervello. Le capiamo, le sentiamo, le percepiamo come una porta aperta sull’aria del cortile. Starnazzano intorno come galline contente. E per me nulla ricorda maggiormente l’idea di bambino felice.
(L)Ollo parlucchia e sparlacchia, urla anche, come la sorella, anzi peggio. Ma non a gesti, a parole. A PAROLE sue.
Parola mia, quando parleranno in 3 a tavola, insieme. Io tacerò. L’equilibrio acustico ha i suoi perchè.
Abbiamo iniziato la logoterapia, la materna e forse il nostro impegno con lui è maggiore. Lo trattiamo da 3enne seppur silente.
La parola di Nanùzz. Con la erre moscia, ovviamente.
Arianna