Te lo ricordi il portone della tua scuola? Ti ricordi quella sensazione ovattata di essere a casa? Si varcava quel portone e si entrava in un mondo che era solamente nostro, senza mamma e papà. Quel portone aveva il sapore delle prime libertà…
La #porte importanti della mia vita, che aprendole entravo nel mio futuro, me le ricordo tutte. Ma il portone della mia prima scuola, è ancora stampato nella mia memoria, ha ancora il gusto delle prime libertà, del mio mondo. Ero io che entravo, lasciando fuori mamma e papà. Erano i miei passi che lo attraversavano di corsa per arrivare alla classe, al piano terra, girando a destra. Era il mio mondo, mio e dei miei compagni che sentivo fratelli e delle mie mamme altre, le maestre.
Quel portone aveva il sapore della libertà, della consapevolezza. I miei genitori si fermavano appena un momento prima, mentre io correvo dentro, salutando Pasquale, il nostro bidello robusto.
E’ stata la prima porta importante che ho varcato da sola, ero piccola 3 anni ed entravo all’asilo. Quella porta mi sembrava enorme, così imponente. Le altezze, però, si armonizzano all’età e così quel portone enorme, lentamente, in quel tempo infinito dell’infanzia diventava una porta, forse un cancello. Il mio portone, però.
In quel “mio” c’è tutto il futuro che poi è stato. In quelle scarpette di vernice e nel rumore dei tacchetti sul cemento mentre lo attraverso le scelte future di altre porte e altri portoni da varcare.
Poi ci sono state altre #porte, ma quella vertigine di libertà non l’ho più provata, perché sapeva di qualcosa già vissuto.
Ho scelto per i miei figli un altro portone, verde, rovinato e ornato dai writers o graffitari. E’ l’entrata a una scuola piccola, a misura di bambino, sa molto di famiglia.
La cuoca è sempre lei da molti anni, conosce i bambini per nome, tutti, la mattina aspetta fuori dalla cucina e li saluta. Le maestre sono brave, delle eccellenti combattenti tra un muro scrostato e una lampadina che non si accende. E’ una scuola di quartiere, di Roma centro, e strano a dirsi… è lasciata a se stessa.
In questi giorni quel portone rischia di diventare un lontano ricordo per mancanza di iscrizioni e per disinteresse delle istituzioni, i ricordi dei miei figli di libertà e sapere potrebbero sparire, inghiottiti da burocrazia e tagli ai costi che sembrano favorire consumusmi mordi e fuggi da Bed and Breakfast illegali e negozi mordi e fuggi tra un bruttissimo Colosseo che cambia colore con il tempo e un negozio temporary di abbigliamento.
Molti hanno fuggito quel portone negli ultimi anni, spaventati dal disinteresse generale, dal mormorio diffuso che presto non si sarebbe più aperto, ma io quel portone lo terrò aperto o almeno combatterò come posso per tenere le chiavi del loro futuro e della loro piccola familiare libertà.
Ogni problema è un’opportunità, ogni porta una possibilità.
Arianna
Le #porte degli #aedidigitali, la nostra palestra di scrittura creativa.