Una narrazione per il gruppo di scrittura creativa degli #aedidigitali, tema #sintonia.
Il sole ci lascia, sono in macchina, c’è traffico a Roma “arriverai alle 16.27 nonostante il traffico abituale” mi ricorda la voce femminile di Google Maps dal mio iPhone. Ho lasciato l’ufficio col fiatone, guido di fretta per arrivare a prendere i miei figli a scuola, presentarmi in tempo nel cortile e aspettarli. Era tanto che non riuscivo a farlo, da settembre.
Perchè ho cambiato zona di lavoro, la mia azienda ha traslocato dal centro di Roma a una zona più periferica. Se i trasporti romani funzionassero bene… non sarebbe un problema. Invece era diventato il mio stillicidio quotidiano, un tempo che si dilatava all’infinito sotto la pensilina del capolinea ad attendere un autobus anche 50 minuti o sul marciapiede della metropolitana B, ferma anche per 17 minuti. Quei frammenti di vita quotidiana non definibili in alcun modo mi hanno fatto vivere un’incertezza limbica che mi prosciugava le energie.
Arrivavo a casa esausta, mai in orario scolastico, sempre sul filo degli impegni dei miei figli. Per me era veramente troppo. La sintonia quotidiana, che già mancava da parecchio alle cornici dei nostri giorni, era completamente assente.
Cos’è la sintonia quotidiana?
La mia sintonia è interiore, sono sintonica quando seguo il mio istinto, assecondo le mie emozioni, accetto le mie oscurità. La sintonia quotidiana di una famiglia suona i tempi di tutti, echeggia le note accordate o stonate di ciascun membro e le restituisce un valore fondendole insieme. E’ piena di stonature, ma insieme fila.
Noi non filavamo più, noi ci sfilacciavamo in rivoli di musiche singole. E non era solamente colpa di #atacmerda (famoso hashtag di Twitter utilizzato dagli utenti romani per insultare l’ATAC, l’azienda municipalizzata di traspoto pubblico romana). Semplicemente molti avvenimenti esterni avevano fatto saltare le corde della sintonia. Quali?
- Cambio ufficio della mamma
- ritorno dalle vacanze
- ritorno ai compiti
- le attività quotidiane
- le medie che si avvicinano
- l’Ing. Prof decisamente molto impegnato con il lavoro
- soprattutto l’inizio di un lavoro sulla famiglia che parlava di sintonizzazione emotiva.
E ci siamo ritrovati a stonare una musica in crescendo. Ognuno monade di note singole.
E la sintonia?
“Ricominciare da se stessi, è la base della costruzione di un’armonia basica all’interno della famiglia”.
Sul serio? Ma che davvero?
Basta capirsi? Basta fare chiarezza e intervenire dove possibile per semplificarsi la vita?
E’ bastato.
Ho scelto di andare in macchina, ingoiando rospi ecologisti e ambientalisti, recitando mantra attiraparcheggi.
Ho scelto di dare la priorità al tempo in famiglia e ai tempi dei miei figli. Che non erano più i miei. Perchè quando mi sono sentita chiedergli cose da grandi… mi sono come risvegliata. E per cose da grandi… intendo confidare loro opinioni su politica o paure troppe adulte, come la disoccupazione giovanile. Insomma Tommaso all’idea di dover andare a studiare all’estero… ha giustamente protestato che lui vuole vivere per sempre con noi, quindi anche noi lo dovremmo seguire.
L’immagine di me 50enne che trasloco oltreoceano per preparare la colazione americana a mio figlio, giovane e peloso studente universitario con pruriti decisamente non a misura di famiglione a carico, è stato lo shock che ci voleva.
Ma che sto a dì?
Ari Prenditi.
Quando mi devo insultare mentalmente il romano è decisamente adeguato. E ho ricominciato a specchiarmi in loro e nelle loro età. Ho ricordato la mia solinga sintonia infantile, dove non solo andavo oltreoceano ma conquistavo vette di successi elevatissime – si i miei genitori erano sessantottini, si erano degli Hippie vestiti da colletti bianchi, si erano assai richiedenti – mentre agognavo una famiglia numerosa e una vita serena.
Mi ricordo le stonature acute della mia sintonia. Per i miei figli non desidero la stessa musica.
Mio marito suona con me questa sintonia quotidiana, oggi. Accompagna i figli a scuola, è entrato nel gruppo WhatsUp di classe, parla con i bambini di scuola, di potenze. Gioca con loro. Anche a giochi che lo annoiano. E balla. Sapete che due sere fa abbiamo ballato forsennatamente i Queen? Tutti insieme, saltando dal divano al pavimento. Ballato fino a sfinirci.
Ed è stato divertente.
E’ una sintonia nata da un fronte comune che ormai mancava da un po’, è il limite di note che circonda i nostri figli e li fa sentire sicuri. Certo che si ribellano e suonano note diverse, che cercano un varco per suonare più in alto. A volte si accordano, a volte invece non vanno proprio. E ci sono i No, le punizioni riflessive.
C’è la noia. Si avete letto bene… la noia. LA NOIA.
Talmente tanta noia che Tommaso ha iniziato a fare esercizi di ortografia imitando il mestiere di mamma: scrive lettere commerciali ai clienti della mia azienda. Inventando claim e # divertentissimi.
Vi confesso che non è semplice, non è banale. Ci sono serate in cui scrivere con Flavia un testo per scuola alle 2045, mentre piange per paura di una nota, che la pazienza è al limite. Lorenzo racconta e parla e parla e racconta. Ascoltarlo richiede molto impegno, molta concentrazione. Ce la metto, a volte il pensiero va altrove… a volte però.
Ho poi un blog, che non è aggiornato, amici che non vedo da moltissimo tempo, una palestra che aspetta la mia iscrizione e un corpo che chiede una dieta in fretta, una famiglia di origine complicata e che non si arrende all’età.
Insomma una vita moderna e rock.
La mia sintonia sono i Queen, the show must go on.